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Medicina d’Urgenza, una DEA senza fascino

Medicina d’Urgenza, una DEA senza fascino

Il 16 maggio gli amici della Associazione hanno fatto alcune riflessioni sull’argomento.

È indubbio che la Medicina d’Urgenza (MU) ha perduto il suo richiamo e nessuno sente più il desiderio di appartenervi.

Sono passati gli anni i cui i medici giovani si mettevano in attesa per accedere a questa attività. Non esisteva la specialità e subito sulla spinta di una visione entusiastica furono creati il Master e a seguire rapidamente la specializzazione.

Alcuni giovani e molti giovanissimi ricordano come Firenze fosse la capofila di molte iniziative e come spesso venissero colleghi da altre regioni per vedere le nostre strutture e la nostra organizzazione.

Era fondamentale capire come la medicina d’urgenza trattasse i codici rossi ma anche i codici minori, come fosse parimenti importante prioritario la gestione del codice rosso e quella del codice bianco, il primo in un’ottica salva vita e il secondo di percorso.

Fu chiaro che si trattava di possedere competenze specifiche, che in parte alcuni già avevano. Se una costatazione si può fare è che in quei Dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) la efficacia era garantita dal lavoro di professionisti competenti in quanto provenivano dall’esperienza della medicina Interna e capaci così di gestire la maggioranza dei pazienti sia di codice minore che il maggiore. Come sempre quando le competenze sono spalmate e orizzontali si possono creare delle esigenze specifiche e queste venivano tamponate con la partecipazione degli specialisti di settore che non facevano mancare la loro collaborazione.

Il tempo è passato, la crisi è sopraggiunta e non si tratta che di un’onda rispetto alla marea che sembra attenderci a breve su vari fronti. Lo diciamo come medici ma anche come cittadini.

  • Prima di tutto una responsabilità politica, di poteri che si sono dimostrati incapaci di prevedere la situazione attuale e di provvedere tempestivamente.
  • Secondo una responsabilità del processo di formazione, Quindi carenti e deficienti i programmi professionali, di studi e di esperienza formativa, dei nuovi specializzandi, orientati alla stanza rossa e inesperti sui problemi della medicina interna. Conseguenza di una separazione fra Medicina Interna (MI) e MU.
  • E infine terzo elemento, ultimo ma non meno importante, aver gravemente trascurato il problema retributivo per cui appare inaccettabile che il Medico di MU abbia un compenso uguale a quello di un collega che svolge attività ambulatoriale lavorando 5 giorni su 7. Posizioni inaccettabile e suicida da parte di un’amministrazione rimasta cieca e sorda alle segnalazioni dei tecnici.

I rimedi?

Molto difficili e complessi.

Proveremo a parlarne il 7 giugno 2019 a Villa Lorenzi nel convegno dedicato

“Medicina d’Urgenza, una DEA senza fascino”

Temi proposti: 1) Medici e medicine d’urgenza 2) Carichi di lavoro incongrui 3) L’insegnamento sul campo

4) Proposte di organizzazione: incarichi, retribuzioni e migrazioni 5) Principi culturali e professionali

6) L’infermiere e l’amministrativo: dal see & treat alla compilazione dei referti fino a nuove normative

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