Inaugurata una targa in memoria del Prof. Giancarlo Berni
Oggi celebriamo il nostro amato Maestro il Prof Giancarlo Berni con l’inaugurazione di una targa in sua memoria.
Il professor Berni è stato un caposcuola nel campo della nostra professione, della medicina. Sottolineo questo suo ruolo di caposcuola e non di maestro. Il ruolo del maestro è infatti quello di un uomo che si è dedicato alle scoperte scientifiche, che ha avuto dei premi prestigiosi, che ha aperto nuove strade nel settore delle scienze mediche
Il prof Berni ci ha insegnato a fare i medici. Ci ha dato delle regole di comportamento, ci ha indicato una via.
Prima di tutto il rispetto del paziente: ci ha mostrato come i pazienti siano prima di tutto persone e non solo casi clinici. Ci ha mostrato come accoglierli, a camminare accanto a loro a soffrire e gioire insieme a loro. Ci ha insegnato l’umiltà di ammettere di non aver capito e di studiare dove le nostre conoscenze non arrivavano. Ci ha insegnato a non demandare il caso ma a impegnarsi nella soluzione del problema.
E questo è stato importante per noi, per la nostra professionalità ma anche e soprattutto per il paziente che non è mai stato lasciato solo.
Ricordo come iniziava la sua giornata professionale. Presto al mattino, parlo delle 7 -7,30 davanti alla porta del suo ufficio in ospedale si vedeva una piccola folla, 4-5 persone in attesa. Erano quei pazienti che non avevano trovato posto nelle liste ambulatoriali ma che aveva ‘bisogno’ di essere visti. Allora ecco che venivano aggiunti in orario pre-visita. Magari non avevano niente di urgente ma l’urgenza è quella percepita e dare loro questa possibilità era un modo per andare incontro alle loro necessità. Poi la visita ai pazienti ricoverati: ascoltati ad uno ad uno, visitati, valutati, e qui cominciava la sua scuola dove per ogni malato illustrava al gruppo dei medici la clinica e discuteva con loro e dava le disposizioni che riteneva necessarie ma non cadevano nel vuoto perché qualche giorno dopo si sarebbe informato se erano state messe in atto. La visita del professore terminava ben oltre l’orario di servizio: il personale doveva allungare il suo turno fino a che non aveva terminato. A parte qualche sbuffo di intolleranza, facilmente comprensibile, tutti i colleghi ne rimanevano affascinati. Poi le visite ambulatoriali nel pomeriggio, fino a sera e poi dopo cena cominciava il cenacolo. A casa sua riuniva intorno a sé qualcuno dei più giovani: era una festa: si discuteva, si aprivano i libri e si leggeva, ognuno diceva il suo parere e lui era al nostro pari nella ragione e nel torto. Si sono consumati tanti testi classici e tante storie. A mezzanotte tutti a letto perché la sveglia era alle sei per essere in ospedale almeno alle 7.
E intorno a lui nacque il gruppo di giovani entusiasti, i ragazzi di Berni, i Berni’s boys che ancora oggi lo ricordano con la devozione che si deve al loro mentore, con la riconoscenza a chi ti ha non solo insegnato ma fatto capire e ha fatto vivere la tua professionalità, tanto che tu hai voluto fare come lui. Cos’è che ti fa scegliere nella vita professionale? L’incontro e l’emulazione di una persona che tu impari ad ammirare e in cui ti riconosci: è allora che tu vuoi fare come lui.
Noi abbiamo tentato di essere come lui. Non so quanto ci siamo riusciti ma certamente abbiamo il merito di aver tentato.